giovedì 31 marzo 2016

Essere "interessati"



Prima le persone. Poi, semmai, la politica. Mai il contrario.

Ieri (30 Marzo 2016) presso  l’ IISS "Da Vinci - Majorana" di Mola di Bari sono intervenuto in merito al tema del Referendum del prossimo 17 Aprile 2016.  Un messaggio su whatsapp con la richiesta: “puoi intervenire all’assemblea d’Istituto del 31 a parlare delle trivelle?” La risposta: “Si. Ma mi spieghi bene?” Poi il silenzio.
Chi ha qualche esperienza con i ragazzi, con i liceali, sa che non bisogna fare troppe domande. Che un loro invito equivale ad un occasione unica e irripetibile. Il fatto che tu “più grande” sia degno della loro considerazione è un fardello pesantissimo. Se è un adulto, un docente, un educatore a contattarti è un conto, se sono direttamente i ragazzi, beh! La prima reazione è il panico.

Cosa dire sulle “trivelle”. Parte un giro di telefonate per trovare qualcuno più in gamba di te, abbastanza “giovane” e capace di non alzare un muro generazionale invalicabile. Mi si fa amico di viaggio il (neo dottore) Geofisico, ed amico di lunghissima data, Giovanni Fanizza. Chi meglio di lui, studioso della terra, può fornire informazioni chiare, precise e scientifiche circa il tema delle perforazioni (perché si dice così, e non trivellazioni) nell’adriatico. Il gioco è fatto. Se non fosse per… il luogo.

Dovevamo parlare in una scuola. In un luogo in cui per ontologia non si può, non si deve, non è concepibile, sarebbe un vero e proprio delitto, “indottrinare” o propagandare una qualche ideologia. Per chi si sta formando per essere un insegnate (speriamo un buon insegnante) questa è una consapevolezza imprescindibile. Non ci sono scuse, la Scuola ha un compito diverso da altri luoghi. Essa esige rispetto e, ancor di più, lo esigono quei giovani ragazzi che in essa devono trovare gli strumenti necessari per informarsi e i docenti devono offrire loro gli strumenti per scegliere e decidere autonomamente. A questo serve la scuola: «acquisire competenze che indicano i risultati dei processi formativi, quindi le abilità e le capacità (saper fare), gli atteggiamenti (saper essere) e le conoscenze (sapere)... » Il resto ha un compito di secondaria importanza. 

Ed ecco che di fronte alle centinaia di ragazzi, che hanno saputo restare in silenzioso ascolto, abbiamo vinto una sfida tutta “politica” perché ha trovato le proprie ragioni nelle istanze del momento e della situazione. Nessun riferimento a “SI”; “NO” o cose di questo tipo. Abbiamo offerto loro la possibilità di fermarsi a riflettere su ciò che sta accadendo nell’ “oggi”. Di scegliere di partecipare al dialogo che avverrà nelle settimane che precedono la data del referendum.  Abbiamo cercato di rendere quel momento "interessante", che deriva dal latino da “esser e inter”, ovvero, “essere dentro” le cose, la realtà in cui viviamo. 

È stato compito di Giovanni (l’altro, il Fanizza) offrire le spiegazioni su ciò che accade “scientificamente” nel processo di estrazione di gas e petrolio. A lui il plauso, ed il mio personalissimo grazie, per aver asetticamente e con coraggio “spiegato” ciò che accade, senza pre-concetti.

«Chi semina datteri, non mangia datteri» è un detto palestinese. Sta a significare, a mio giudizio, il compito della politica oggi: per strappare al deserto un dattero succoso occorre che qualcuno rinunci ad avere subito degli effetti.


Una foto dell'incontro di ieri inviatami dagli studenti. Bellissima! mette in ombra chi parla e "mette in luce" la realtà: il luogo e gli studenti. #Grazie!

sabato 20 febbraio 2016

Amare la propria Città come se stessi



Mola di Bari - foto di L. Iacoviello

“Erano 300 giovani e forti e…” è così titolata un articolo-provocazione a firma del presidente dell’associazione culturale “Città Nostra”, Nicola Lucarelli, apparsa sul mensile omonimo n.146 – Ottobre 2015.

Perché tornare oggi su quest’argomento? Sarà perché mi ha “infastidito” proprio per l’assoluta realtà dello stesso, sarà perché sin dal primo momento mi sono sentito “toccato” su di un nervo scoperto...continua a leggere.

venerdì 8 gennaio 2016

Mendicanti di futuro


«Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.»

Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.

«Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant’anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo noi.»

Correva l’anno 1981.

C’era voglia di combattere per cambiare. Difendere la propria storia, la propria gente, il proprio popolo. Prima di tutti e di tutto. L’interesse e la popolarità venivano dopo.

Oggi si scappa, si abbandona il campo, si manca di coraggio e come nuovi Pilato si preferisce lavarsi le mani. Ci si deresponsabilizza. Ieri sul campo magari si perdeva la vita.

Siamo una generazione che ha perso i propri Padri. Qualcuno ci definisce “generazione Telemaco”: Telemaco, il figlio di Ulisse, attende il ritorno del padre; prega affinché sia ristabilita nella sua casa invasa dai Proci la Legge della parola. In primo piano non è qui il conflitto tra le generazioni ma una domanda inedita di padre, una invocazione, una richiesta di testimonianza che mostri come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra.
Nel nostro tempo nessuno sembra più tornare dal mare per riportare la Legge sull’isola devastata dal godimento mortale dei Proci. (Tesi sostenuta da Massimo Recalcati in “Il complesso di Telemaco” da non confondere con le idiozie dell’imbecille di Firenze).


Caro Ulisse,
ti stiamo aspettando. Noi giovani insieme a tua moglie e nostra Madre ti aspettiamo ansiosi di rivedere la giustizia ristabilita. E anche se questo stato delle cose infondo è colpa tua, della tua assenza, della tua mancanza di responsabilità nei confronti del tuo e nostro paese, avrai il nostro perdono, perché in cambio tu hai il potere di ridonarci quello che è nostro di diritto. La nostra eredità: la speranza che tutto non sia perduto.

Ma forse caro Padre dimentico che tu sei uomo, prima ancora di essere padre. Ed essere uomo è cosa diversa da un Uomo. Magari al tuo ritorno, guardando il cielo, ne potremo discernere insieme.

martedì 9 giugno 2015

APPARENTAMENTO? Ad ognuno le proprie considerazioni



Cercherò per quanto mi è possibile di offrire una “ricostruzione” dei fatti.

SABATO 6 GIUGNO 2015

Ore 23.09 - In commento qui riportato viene oggettivamente dichiarato l’appartentamento: “Abbiamo trovato accrdo con centrsx pur senza rinunciare a autonomia di coalizione……” 
CANCELLATO QUALCHE MINUTO DOPO!



DOMENICA 7 GIUGNO 2015 (io c’ero!) (era da intedersi nel "fatto" in ogni caso sono giunto fisicamente al comune alle ore 10.00)
Ma (non parla lo scrivente) lo lascio raccontare da un “attivista del M5S” in foto (ed oggi in commento spiega meglio)

(DOMANDA – HAI LETTO L’ARTICOLO PUBBLICATO DALLA VIPERA?) L'ho letto ma non avevo bisogno di leggere alcun articolo perchè le 7 ore di becera politica che da cittadino (sto parlando da libero cittadino) ho vissuto quella mattina le ho impresse in testa. Il punto di partenza sono due coalizioni, due candidati sindaci che si erano dimostrati contrari (almeno a parole) a privare il M5S del seggio che si erano guadagnati. Questo è il punto fondamentale, io per questo sono andato fuori al comune alle 7:30, per vedere se cio' che a parole ci avevano detto corrispondesse alla realtà. il resto l'ho descritto in quel post sopra, alle 8:00 arrivano Binosi, Russo, Di Rutigliano con i moduli di apparentamento . Parliamo con loro, rendiamo noto che Diperna non ha intenzione di apparentarsi quindi è possibile salvare il seggio del M5S. Loro si mostrano diffidenti (e aggiungo anche giustamente) verso le parole di Diperna e decidono di consegnare i moduli ma, punto fondamentale, promettendoci che sarebbero tornati a disdire, nel caso Diperna avesse confermato la sua volontà di non apparentarsi. Vanno via. Arriva Diperna e ci conferma la sua volontà di non voler apparentarsi. Da allora inizia la nostra ricerca del candidato sindaco di centrosinistra, non riusciamo a rintracciarlo, esponenti della sua coalizione ci dicono che forse è al giramola ma ci assicurano che tornerà a disdire l'apparentamento. Passano ore, dopo l'una Diperna si apparenta pure lui, lasciandoci con l'unica speranza che nel caso Di Rutigliano fosse tornato, come ci aveva promesso, potevano al massimo disdire entrambi. Seguono telefonate, per capire cosa ha intenzione di fare il centrosinistra, altre ore d'attesa. alle 14:15, a giochi ormai chiusi assisto, seduto fuori dal comune all'arrivo alla spicciolata di una 15ina di esponenti della coalizione Bene Comune e L'AltraMola. Una sfilata penosa che non dimentichero' mai. Concludo dicendo che io non ho alcuna intenzione di difendere il candidato del centrodestra (l'ho attaccato sempre) e non ho alcuna certezza che Diperna non avesse già stabilito nei giorni precedenti di apparentarsi, ma sarebbe bastato che il centrosinistra fosse tornato indietro in tempo utile come aveva promesso, per fargli scoprire le carte. Purtroppo non è successo, io mi sono sbattuto per portare il M5S in comune e ho perso, ma ci ha perso la comunità molese. Questo è cio' che ho vissuto da cittadino molese quella mattina.

NOTA A MARGINE – Diperna (con Ranieri) ha prodotto la documentazione necessaria nella mattinata di Domenica mandando nel panico l’intera coalizione di Centro Destra. Ci si è trovati impreparati perché sicuri di non produrre alcun apparentamento! (Chi c’era quella mattina non può non darne testimonianza di ciò).
NB. Non ho bisogno di utilizzare alcun giornale per dare credibilità alla “mia” versione dei fatti. Qualche pseudo giornalista dovrebbe avere il buon senso di non “deviare” la notizia o di palesare sin da subito la propria appartenenza politica. O il semplice essere attivista di qualsivoglia movimento. Io personalmente (e credo di non dire nulla di nuovo) faccio parte come libero cittadino della coalizione di Centro Destra. Ma la realtà e l’informazione dovrebbero prescindere da questo. In ogni caso io c’ero e posso raccontarlo. 
Gli altri possono solo farselo raccontare.

sabato 18 aprile 2015

Le ragioni di un voto: il mio. (1)


Devo ammettere che non mi aspettavo di essere così “seguito”; non mi aspettavo così tante persone, amici, parenti e conoscenti che dalla mia pagina Facebook, seguono quello che ho da dire, il mio punto di vista, i miei pensieri. Al di là dei Like con cui taluni si rendono presenti e manifestano il proprio apprezzamento, ci sono tanti (più di quanti ne potessi immaginare) che mi seguono e in un certo senso “fanno il tifo per me”.
In questo periodo di campagna elettorale, in diversi si sono fatti avanti e, per strada, partendo proprio da un semplice e banale “ho letto su facebook che tu…”, hanno dato voce a quello che pensavano di me e di quello che scrivevo. In modo particolare, e credo sia il motivo per cui hanno preso coraggio, in riferimento al mio “stare dalla parte di” Stefano Diperna.

Ed è a questo proposito che qui, attraverso uno “spazio” un po’ più grande rispetto ad un post di Facebook, che voglio spiegare le mie “ragioni”, o la ragionevolezza di una scelta. Su questo blog, un po’ abbandonato e un po’ carico di ricordi, che affido alla lettura di quanti vorranno “capire” quanto sto per dire, quelle che sono le mie considerazioni e la mia esperienza.
Non avendo il “tempo” di scrivere tutto insieme, dividerò queste mie ragioni “in puntate”, come fossero piccoli tasselli di un mosaico più grande: le ragioni del mio voto. A quanti mi “seguono” buona lettura!


Come una storia

Come una storia, in effetti è iniziato questo mio “rapporto” con la politica nostrana, così per caso; Occorre qui una premessa circa la mia persona: per scelta personale non sguardo la televisione, sono totalmente ignorante in materia, e persino i film “commerciali” sono da me respinti, preferendo i più “pesanti” del Cinema d’Autore. 
Perché non guardo la Tv? Semplicemente perché in occasione di un incontro promosso in quarto superiore dal mio Istituto, presso gli studi Mediaset a Roma, vengo a conoscenza della “irrealtà” da cui essa è costituita, o meglio della finalità della stessa. L’accompagnatrice ci spiegava: “ragazzi, non esistono cose vere in Tv, ma tutto ciò che vedete è finalizzato al guadagno. Non illudetevi… nulla, nulla è vero”. Appreso ciò decisi di non guardare più la tv, in compenso ho iniziato ad appassionarmi ad altro. 

Premessa questa mia avversione patologica all’informazione di massa, cerco le notizie su quotidiani, ma anche qui ben presto ci si scontra con la dura realtà dell’appartenenza politica o ideologica. Anche questi “raccontano” le notizie a partire dall’obiettivo da perseguire. 

Ritornando alla politica “nostrana”, avevo notato una totale assenza di notizie riguardante questa su di un settimanale locale, il quale non riportava nessuna notizia circa gli atti dell’amministrazione, e quando capitava di leggere qualcosa era per sottolineare incompetenza, assenza di servizi e quant’altro. Tutto andava male e, persino eventi noti a tutti i molesi e partecipati a grande maggioranza, venivano condannati all’oblio. Ancor peggio se promossi o patrocinati dall’amministrazione comunale. 
Tutto questo non mi tornava. Senza dimenticare che sempre lo stesso settimanale era diventato un “bollettino” dell’opposizione, e brulicava di foto di passati amministratori, senza mai e dico mai (solo 4 settimane fa la prima foto) pubblicare foto del sindaco eletto dai cittadini nel 2010.

A questo punto dovevo pur trovare un modo per cercare di capire se davvero il mio paese era allo sfascio come veniva puntualmente raccontato, oppure no. È pur sempre il mio paese, il luogo entro il quale vivo, non potevo fare finta di niente, continuando a girare la testa dall’altra parte.

Decisi allora di iniziare a partecipare ai Consigli Comunali e mi furono subito chiare due cose: la prima è che il consiglio lavorava, discuteva animatamente anche al proprio interno, riportava problematiche e cercava soluzioni (giuste o sbagliate che siano) e la seconda cosa che si palesò era l’assenza della minoranza. La mia presenza ai consigli divenne piuttosto frequente, al primo la minoranza era assente, al successivo pure, al terzo entrava e al momento del voto abbandonava l’aula. All’ultimo Consiglio Comunale era praticamente assente ad eccezione di tre elementi.

Era chiaro che c’era qualche problema con la stampa locale.

Nulla di quanto avveniva in consiglio comunale era da loro riportato, ma ogni cosa, e sottolineo “ogni cosa” veniva bypassata al fine di mettere in luce e in evidenza una carenza che da piccola o  grande che poteva essere, assumeva i toni di una tragedia.
Mi feci coraggio e avvicinai il Sindaco, fino ad allora a me sconosciuto se non per nome e cognome, e chiesi spiegazioni. La spiegazione fu più semplice di quello che potevo immaginare: i soldi.
Semplicemente mi veniva spiegato che questa testata giornalistica percepiva dall’amministrazione comunale precedente una quota, prendeva dei soldi insomma, e che dal momento che la crisi chiedeva a tutti dei tagli, e che dal 2010 lo Stato aveva effettuato un taglio pari a 5 milioni di euro nei confronti degli Enti Comunali, non potevano più permettersi spese “inutili”, e quel contributo non poteva essere più erogato. 
Non si potevano sperperare i soldi dei contribuenti molesi. Questa scelta da parte dell’amministrazione di Mola era stata percepita dal Direttore del settimanale come un affronto, e la “punizione” riservata era quella che si è rivelata in questi anni: un paese descritto sempre più come un posto squallido ed inutile, l’azione amministrativa ridotta alla completa incapacità ed ogni informazione utile alla cittadinanza, e ogni evento promosso dall’amministrazione: oscurato, inesistente, mai accaduto. 

All’ottimo servizio di disinformazione si aggiunge anche la non certa bella immagine che si è data del paese, perché anche in termini turistici, raccontare di un paese in cui “nulla funziona” e “tutto è male” non è certo polo di attrazione né per i turisti e altro non fa che alimentare il malumore. 
Diciamocelo chiaramente inoltre, vi è una propensione quasi naturale a vedere tutto male, e che lo notizie negative fanno sempre più rumore di quelle positive. Ciascuno può tranquillamente trarne le dovute conclusioni.
L’informazione, assume così la forma di un potere sulle coscienze, ha la capacità di convincere specie quando non si ha il tempo e la voglia di accertarne la veridicità. Oltre al fatto che un buon giornalista, prima di scrivere qualcosa dovrebbe accertarne egli stesso la fondatezza, nell’intento di offrire al lettore un racconto scevro da ogni qualsivoglia giudizio personale. 

Da ciò, mi sono sentito molto offeso. Come Molese prima, come cittadino poi.

Da qui, per caso, è iniziata la mia "esperienza": mentre ero intento a cercare di verificare se quello che mi veniva raccontato della carta stampata era vero oppure no.