lunedì 17 dicembre 2012

LA STORIA DEL MIO GESU' BAMBINO di F.Pessoa

 Un giorno di fine primavera  ebbi un sogno come una fotografia.
vidi Gesù Cristo scendere sulla terra.
Scese lungo il fianco di un monte, ritornato bambino,
correndo e rotolandosi sul'erba
e cogliendo fiori per gettarli via
e ridendo che lo si sentiva da lontano.

Era scappato dal cielo.
era troppo nostro per fingersi
la seconda persona della Trinità.
Nel cielo era tutto falso, tutto in disaccordo
da fiori alberi e sassi.
Nel cielo doveva essere sempre serio
e di tanto in tanto farsi uomo un'altra volta
e risalire in croce e stare sempre a morire
con una corona di spine sulla fronte
e i piedi trafitti da un chiodo,
e perfino con uno straccio intorno ai fianchi
come i negri delle illustrazioni.
Non permettevano neppure che avesse un padre e una madre
come gli altri bambini.
Suo padre era due persone:
un vecchio chiamato Giuseppe, che faceva il falegname
e non era suo padre;
e l'altro padre era una colomba stupida,
l'unica colomba brutta del mondo
perché non era di questo mondo e non era una colomba.
E sua madre non aveva amato prima di averlo.
Non era una donna: era una valigia
in cui egli era venuto dal cielo.
E pretendevano che lui, che era nato solo dalla madre,
e che mai aveva avuto un padre da amare e rispettare,
predicasse la bontà e la giustizia!

Un giorno che Dio stava dormendo
e lo Spirito Santo svolazzava
egli andò alla casa dei miracoli e ne rubò tre.
Con il primo fece sì che nessuno sapesse che lui era fuggito.
Con il secondo si creò eternamente umano e bambino.
Con il terzo creò un Cristo eternamente in croce
e lo lasciò inchiodato alla croce che c'è in cielo
e che serve di modello alle altre.
Poi fuggì verso il sole
e scese con il primo raggio che gli capitò.
Oggi vive con me nel mio villaggio.
E' un bambino bello di riso e naturale.
Si pulisce il naso al braccio destro
sguazza nelle pozzanghere,
coglie i fiori ,li ama e poi li dimentica.
Tira i sassi agli asini,
ruba la frutta negli orti
e fugge piangendo e gridando ai cani.
e poiché sa che la gente si diverte
e le ragazze si arrabbiano,
corre loro dietro
quando vanno a gruppi per la strada
con le anfore sulla testa
e solleva loro le sottane.

A me ha insegnato tutto.
Mi ha insegnato a guardare le cose.
Mi addita tutte le cose che ci sono nei fiori.
Mi mostra come sono belli i sassi,
quando li teniamo in mano
e li guardiamo lentamente.

Mi parla molto male di Dio.
Mi dice che è un vecchio stupido e malato
che sta sempre a sputar sul pavimento
e a dire indecenza.
E la Vergine Maria passa le serate dell'eternità a fare la calza.
E lo Spirito Santo si gratta col becco.
In cielo è tutto stupido come la Chiesa Cattolica.
Mi dice che Dio non capisce niente
delle cose che ha creato -
" Ammesso che le abbia create lui , cosa di cui dubito"-
" Egli dice per esempio che gli esseri umani cantano la sua gloria.
ma gli esseri umani non cantano niente.
Se cantassero sarebbero cantanti.
Gli esseri esistono e basta,
per questo si chiamano esseri".
E poi, stanco di dire male di Dio,
il Bambino Gesù si addormenta tra le mie braccia
e io lo porto in collo verso casa.

Egli abita con me nella mia casa a metà del colle.
Egli è l'eterno bambino, il dio che mancava.
egli è l'umano che è naturale;
egli è il divino che sorride e gioca.
ed è per questo che io so con ogni certezza
che egli è il vero Gesù Bambino.

E il bambino così umano da essere divino
è questa mia quotidiana vita di poeta,
ed è perché cammina sempre con me che io sono poeta sempre
e che il mio minimo sguardo
mi riempie di sensazioni
e che il più piccolo suono , da qualsiasi cosa esso provenga,
sembra parlare con me

Il Nuovo Bambino che abita dove io vivo
dà una mano a me
e l'altra a tutto ciò che esiste
e così andiamo tutti e tre per ogni sentiero,
saltando e cantando e ridendo
e ridendo del nostro comune segreto
che è di sapere dappertutto
che non c'è mistero nel mondo
e che tutto vale la pena.

Il Bambino Eterno mi accompagna sempre.
La direzione del mio sguardo è il suo dito puntato.
Il mio dito allegramente attento a tutti i suoni
è il solletico che scherzando mi fa alle orecchie.

e stiamo così bene l'uno con l'altro
e in compagnia del tutto
che mai pensiamo l'uno all'altro
ma viviamo uniti tutti e due
con un intimo accordo
come la mano destra e la sinistra.

La sera giochiamo ai cinque sassolini
sulla soglia di casa,
gravi come conviene a un dio e a un poeta,
e come se ogni sasso fosse tutto un universo
e dunque fosse un grande pericolo per esso
lasciarlo cadere per terra.

Poi io gli racconto storie delle cose solo degli uomini
ed egli sorride, perchè è tutto incredibile.
ride dei re e di coloro che non sono re,
e si addormenta a sentire parlar delle guerre,
dei commerci, e delle navi
che diventano fumo nell'aria degli alti mari.
perché egli sa che a tutto questo manca quella verità
che un fiore ha nel suo fiorire
che va con la luce del sole
a cangiare monti e valli
e a far dolere negli occhi i muri di calce.

E poi egli si addormenta e io lo corico.
Lo porto in braccio dentro casa
e lo corico spogliandolo lentamente,
come seguendo un rituale molto pulito
e tutto materno, finché non è nudo.

Egli dorme nell'anima mia
e a volte si sveglia di notte
e gioca con i miei sogni.
certi li butta a gambi all'aria,
certi li mescola a e li confonde
e batte le mani da solo
soridendo al mio sonno.

Bambino , quando morirò,
che possa essere io il bambino, il più piccolo.
Prendimi tu in braccio
e portami dentro la tua casa.
spoglia il mio essere stanco e umano
e coricami nel tuo letto.
e raccontami storie, casomai mi svegliassi,
per farmi riaddormentare.
E dammi i tuoi sogni perché io ci giochi
finché non spunti un qualche giorno
che tu sai quale sia.

Questa è la storia del mio Gesù bambino
Per quale motivo mai
non dovrebbe essere più vera
di tutto quanto i filosofi pensano
e di tutto quanto le religioni insegnano?

Tratto da UNA SOLA MOLTITUDINE di Fernando Pessoa

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